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Claudio Rocca e La giostra dei sogni

Ecco il libro del nostro collaboratore Claudio Rocca e La giostra dei sogni

SAVIGLIANO - Sabato 19 febbraio, alle 17 al Museo Civico, sarà presentato il volume “La giostra dei sogni”, raccolta di racconti di Claudio Rocca, collaboratore del Corriere da oltre dieci anni. Introdotto dall’ex direttore del nostro settimanale Corrado Galletto, Claudio accompagnerà il pubblico all’interno di un mondo fatto di presenze e misteri con l’aiuto della lettura (curata da Cristina Capello) di alcuni brani tratti dal suo libro d’esordio (è stato coautore dei volumi “Savigliano dal X al XXI secolo” e “Savigliano, Le immagini della storia”), pubblicato a dicembre. Il volume è in vendita alla libreria Mondadori di piazza Santa Rosa e dall’autore.

Da quanto coltivi questa passione per il mondo dell’onirico?

«Fin da ragazzo, il mondo del mistero mi affascina da sempre. Mi sono diplomato all’Accademia delle Belle Arti con una tesi sul sogno, su come questo abbia influenzato la pittura nei secoli, dagli aborigeni australiani agli artisti surrealisti del Novecento».
Cosa ti ha spinto a scrivere questi racconti?
«Ero al bar con qualche amico. Tra una chiacchiera e l’altra, viene fuori la storia del fantasma della proprietaria di un vecchio albergo di Saluzzo. Ne resto affascinato. Tornado a casa in auto, la radio passa una canzone di Ruggeri. Parla di un portiere notturno, innamorato di una ragazza che ogni sera torna in camera con un uomo diverso. Le due storie si somigliano. Così, da un momento all’altro, mi viene l’idea di un racconto che intrecci in qualche modo le due vicende e nasce la mia prima storia».
Poi come hai proseguito?
«Negli ultimi due anni (il tempo in cui è stato scritto il libro, ndr), mi sono lasciato ispirare da eventi, libri, canzoni. Ho cercato di condensare in poche righe vecchie leggende che avevo sentito raccontare, dando loro la forma del racconto. Ho attinto a piene mani al mondo del folklore locale, cercando di caratterizzare ogni storia con elementi che si rifacessero al territorio, al saviglianese e al saluzzese in particolare».
Hai seguito una tecnica particolare per scrivere?
«Essendo ambientati in un mondo onirico, ho pensato di adattare lo stesso “metodo”. Ovvero di raccontare queste storie come se fossero un sogno a occhi aperti, un flusso senza particolari artifizi retorici o formali. Sono racconti agevoli, brevi e immediati. Parlano di realtà parallele che, immersi in questo mondo di pura razionalità, possono anche spaventarci».
Come gli spiriti che evochi nei tuoi racconti?
«In parte sì, anche se questi personaggi non sono inseriti al solo scopo di impaurire. Anzi, nessuna delle storie può definirsi davvero gotica. Queste presenze si manifestano perché devono chiudere i conti con il passato, riallacciare relazioni. Se vogliamo, c’è sempre un qualcosa di romantico nella loro presenza».
C’è un personaggio al quale sei particolarmente affezionato?
«Il conte Gaspare, de “Il violinista girovago”. È stato uno dei miei primi racconti. Ogni storia è a se stante, anche se a tenerle assieme c’è il filo conduttore del sogno».
Sei già al lavoro per altri inediti?
«Sì, in questo volume ho raccolto una dozzina di racconti. Ma non mi sono fermato. Ne ho scritti altri, che per il momento restano nel cassetto».

Attualità  Cultura  Venerdì 18 Febbraio 2022 12:00 Savigliano  


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